sabato, settembre 30, 2006

perdersi e isredrep


metti che una sera di febbraio, ti ritrovi nella tundra, fa freddo, spira un vento crudele che ti sferza il volto, metti che nevica, che la neve è in verità ghiaccio, che fa male, ti graffia le guance, ti entra negli occhi, metti che senti il naso congelarsi, sei solo.
metti non eri partito solo, ma in compagnia, eri partito in compagnia in un viaggio nel quale doveva solo essere primavera, ma mentre viaggiavi non ti rendevi conto che il paesaggio cambiava, non era più la dolce provenza, ma cambiava stranamente, ma te non te ne accorgevi, metti che proprio quella sera di febbraio, solo quella sera di febbraio ti sei reso conto che eri da solo, senza la compagnia con la quale eri partito, nella fredda tundra senza sapere ne come ne perchè sei arrivato li. ecco, metti tutto questo, cosa fai?
hai due strade, la prima è quella di prendere e ficcarsi una pallottola in testa, ammesso che trovi una pistola, si perchè d'altronde sei solo, sperso, non vedi l'orizzonte, coperto dalla neve, non vedi anima viva, ti ritrovi come un povero scemo, forse il suicidio è la cosa migliore da fare, ma hai sempre una seconda scelta, si perchè tutto sommato continua ad essere speranza fino a quando c'è almeno una scelta alternativa. spesso non è facile trovarla, a volte è nascosta, a volte si dispera pure l'esistenza di questa seconda scelta, ma c'è quasi sempre, quasi sempre fino a quando non ti ritrovi solo con la madama morte. diciamo che scartiamo il suicidio, se non altro perchè tra la ricerca della pistola, le pallottole e la ricerca del coraggio, beh a quel punto c'è passata proprio la voglia di spararci, si diciamo che optiamo sin da subito, senza esitare sulla seconda scelta, qual'è la seconda scelta? beh direi che è quella più semplice da pensare, prendere, stringersi nelle braccia per non sentire altro freddo e continuare a camminare fino ad un territorio amico. diciamo che affrontiamo tutto il tragitto fatto di neve, ostacoli, vento, lupi e tutto quello che vi può saltare per la mente, ecco diciamo che nonostante tutto arriviamo in una valle, verde, il vento è più caldo, le nuvole si stanno iniziando a diradare, ma cosa più importante non c'è più neve, solo erba, si fa freddo, ma almeno non si gela. come è successo?
beh camminando il paesaggio cambia, il mondo non è tutto uguale, si passa da una parte all'altra del globo passando per sempre diversi punti del globo stesso, beh diciamo che a camminare ed a metterci impegno ce la si fa ad arrivare ad una valle verde cazzo, prima o poi una valle verde l'incontri no? ecco, l'abbiamo trovata, è verde, bella, ci sono alberi in lontananza, ma la cosa più bella è quel verde dell'erba, è proprio quel verde luminoso che si vede in autunno, quando piove tanto e la luce del sole è ancora amica dell'uomo saggio, ovvero c'è per più di otto ore al giorno. ecco che siamo nella nostra valle verde, cosa facciamo? possiamo fermarci e cercare di innaugurare un nuovo insediamento umano, tuttavia sappiamo che da soli difficilmente riusciremmo a riprodurci e che presto o tardi arriverà la vecchiaia e a coltivare tutta quella terra non ce la si fa da vecchi, possiamo sempre sperare che arrivi una donna o un uomo con cui riprodursi, tuttavia la speranza non è una scelta, è una speranza, e spendere energie nella mera speranza è tuttosommato sbagliato. io direi che la cosa migliore da fare è quella di ripartire, si magari nutrirsi, accendere un fuoco, fare un bivacco dove riposarsi per qualche giorno dalle fatiche della neve, del freddo, del vento, si ma solo una sosta breve tanto per riprendere energie e ripartire. ecco che quindi dopo esserci fermati, approntato un bivacco ci troviamo davanti al nostro fuoco, abbiamo magari trovato una lepre tanto gentile da farsi ammazzare e cuocere e stiamo li, soli a pensare, a pensare alla risposta per una domanda di interesse vitale per noi: "e ora che faccio?" si perchè a questa ferale domanda abbiamo due risposte:
1) riparto alla ricerca di nuovi orizzonti prendendo la direzione opposta rispetto al luogo da cui sono partito in origine con il mio compagno di viaggio
2) cerco di ripercorrere la strada che mi ha condotto la per capire dove cazzo è finitop il mio compagno di viaggio
si perchè questo minchione da qualche parte sarà finito no? e se invece che lui i minchioni fossimo noi? beh due opzioni importanti direi, si perchè la prima consente di andare avanti senza curarti di quello che è stato, la seconda impone di rifare il tragitto a ritroso con ciò ritornando nella tundra con tutto quello che ne consegue. io che farei? io prenderei la seconda strada.
si perchè penso che se si parte in due bisogna anche arrivare in due e se mi sono perso il compagno le cose sono due: o mi sono perso io o si è perso lui. vallo a capire quando ti ritrovi da solo nella tundra e poi su una vallata verde...
così è che ritorniamo indietro riprendiamo la strada dell'andata a ritroso, ma quando pensiamo di rincontrare la tundra, quella non c'è più, lo sai che la strada è giusta, si perchè quei pochi punti di riferimento che non erano coperti dalla neve, quei pochi arbusti visibili ci dicono che la strada è quella, ma il paesaggio è diverso, meno cattivo, meno aggressivo, meno ostile, ma noi camminiamo pensando, si ma dov'è la fregatura?
e la fregatura non c'è perchè la tundra finisce e riprendiamo quella strada che avevamo fatto, crediamo in compagnia del nostro compagno e riprendiamo a pensare "ma dove l'avrò perso?" e "qual'è stato l'ultimo momento in cui l'ho visto o sentito accanto a me o dietro di me?" ma non te lo ricordi, finchè camminando, camminando non c'arrivi, eccolo qua quel torrente, è proprio lui, me lo ricordo, qui stavamo parlando, eravamo insieme, sisi era proprio qui che abbiamo passato quel bel pomeriggio insieme, noi due soli, il vento, il rumore dell'acqua e noi a chiacchierare di noi due, a sognare un po', a sorreggerci a volerci bene. era proprio qui, ma poi dopo di questo è possibile che in tutta la strada che ho fatto non c'è un altro luogo in cui non sono sicuro di aver passato neanche un attimo con il compagno? porco cane, non è possibile che da questo punto in poi ci siamo persi. a questo punto arriva l'ultima delle scelte:
1) lo vai a cercare e vedi di capire come è stato possibile che hai preso una strada diversa dalla sua,
2) rimani li e poi riparti per un'altra strada.
beh ovviamente a questo punto, fatto trenta faccio trentuno e mi incammino alla ricerca del compagno, beh non è semplice capire che strada abbia preso, forse di qua, forse di la, forse su o giù? cosa avrei fatto io nel mio compagno se mi fossi sbagliato? o forse mi sono sbagliato io, e se avessimo sbagliato entrambi? ah si ecco, noi saremmo dovuti andare di la, ma io sono andato da quella parte e lui? avrà preso la strada giusta o quella sbagliata? porco giuda! maddai non posso essermi sbagliato solo io, ci saremmo sbagliati entrambi, diciamo che ci siamo sbagliati entrambi, ecco, perchè ho preso di la? massì me lo ricordo, mi piaceva di più, c'era quell'albero che mi ispirava e a lui cosa avrà ispirato? dai lo conosci bene! ecco! ci sono, si! è andato di la, vediamo di andarlo a cercare.
è così che ci sembrerà assurdo che prendiamo la strada giusta che è poi la strada sbagliata del nostro compagno ed iniziamo a capire perchè abbia preso quella strada, ci sembra evidente, lampante, guarda che roba, ha preso la strada che io non avrei mai preso, ma che lui ha inevitabilmente trovato migliore, vediamo di capire perchè e mentre cammino cercando di raggiungere il mio compagno di viaggio tutto ti si fa chiaro, anche quella alla fine non è una strada semplice, piena di curve, salite, spesso fa freddo, c'è spesso vento, certo non la tundra, ma vallo a sapere cosa c'è davanti, oltre quella collina, vai a capire cosa ha incontrato lui, magari è come la mia tundra, un giorno è fredda, il giorno dopo no. è così che riprendendo a camminare sulla strada del compagno, già ti accorgi che stai riprendendo a viaggiare con lui, separati, ma insieme, chissà dove lo rincontrerò, chissà quanti passi dovrò fare prima di raggiungerlo, chissà se dopo che lo avrò raggiunto mi dirà "guarda amico che io ho preso di qua perchè non volevo più continuare con te e non intendo continuare", oppure magari mi dice: "eccoti! porca miseria ci siamo persi, beh, vediamo di essere più attenti in futuro" e giunti al primo bivio magari potremmo guardarci e dire: "che strada facciamo?".

sabato, settembre 16, 2006

viaggiare lentamente


per il lavoro che faccio mi trovo spesso a spostarmi in altre città, quando mi capita, quindi almeno una volta a settimana uso spostarmi in aereo, un po' per velocità, un po' non lo nascondo perchè sto raccogliendo miglia utili ad ottenere biglietti premio, tante tante miglia e così mi sposto volando. adoro l'aereo, mi piace la sensazione orgasmatica del decollo, mi piace dormire nell'aria rarefatta dei 30.000 piedi, mi piace essere servito e riverito, mi piace insomma, poi andando avanti con la mia raccolta punti di lusso ho ottenuto anche non pochi benefici, come quello di poter aspettare nelle sale vip. le sale vip dell'Alitalia sono molto ben curate, molto comode ed offrono innumerevoli servizi e spiegazioni di come il vettore aereo nazionale butti i suoi soldi. Tutto è gratuito, dal succo di frutta al caffè, dalla connessione ad internet ai dolcetti, insomma è un mondo tutto gratis che potrebbe essere pagato, almeno a coprirne i costi, ma questa è un'altra storia. e così mi muovo tanto, vedo molti posti, molte facce, molti ristoranti ed un numero incredibile di alberghi. gli eventi che accomunano tutti i miei spostamenti ovunque io debba andare, sono vari, si corre in macchina per arrivare in aereoporto, si corre al check in, magari anticipato via telefono (c.d. telecheck in) così da arrivare ancora più tardi all'aereoporto e una volta fatto il check in non si vede l'ora di partire, di muoversi verso la meta dello spostamento. una volta giunti si corre a prendere una macchina a noleggio o un taxi e poi si corre all'appuntamento di turno o all'hotel prefissato. La sera si mangia velocemente, salvo poche eccezioni, a volte se sono solo e non mi va di intristirmi in un ristorante me ne vado da Mc Donald's e poi via a nanna. Se poi la trasferta è di un giorno solo, le corse sono ancora più veloci, le parole sono misurate per paura di farsi incastrare dal volenteroso di turno e così via. si insomma, gli spostamenti per lavoro sono inevitabilmente caratterizzati dalla fretta, dalla voglia di partire prima di raggiungere la destinazione e dalla voglia di tornare quando si è la. mi chiedo se posso definire questo tipo di spostamenti con la nobile parola di viaggio. il viaggio è qualcosa che prima di tutto inizia dentro di se, è una cosa estremamente intima il viaggio, già la parola è masticata, è dentro la bocca, a ripetere la parola viaggio si mangia qualcosa, la si mastica come per prepararsi a mandarla giù, è così interno il viaggio che rimane dentro il nostro stomaco, la nostra pancia, i nostri polmoni per tutti il tempo necessario. E così raramente io viaggio, anzi posso dire che non mi capita quasi mai; anche perchè la fretta che caratterizza gli spostamenti d'affari spesso va a contagiare anche quegli spostamenti che si fanno per piacere. quando si parte per le vacanze magari si corre in macchina per arrivare a destinazione, poi si ha la fretta di fermarsi e c'è chi si stressa per il ritorno già qualche giorno prima di dover ripartire. questa estate, come è ormai noto, sono andato in spagna e se non fosse stato per gli scioperi di iberia mi sarei trovato a non viaggiare per raggiungere la destinazione predestinata. infatti quando siamo arrivati all'aereoporto abbiamo scoperto che l'aereo era cancellato a causa di uno sciopero all'aereoporto di barcellona che stava bloccando ogni comunicazioni verso la città catalana, la compagnia è stata quindi costretta a spedirci in spagna via nave, un viaggio di ventiquarttro ore sul mare, ecco si che la nostra vacanza si è tinta di viaggio, un viaggio vero, un viaggio in cui arrivare a destinazione non è questione di ore ma di un giorno. si perchè l'elemento fondamentale del viaggio è proprio il tempo necessario ad arrivare a destinazione. se parto da roma con l'aereo per, non so, milano, in un'ora sono a linate, se decido di andare con il treno ci metto otto ore, se vado in macchina ce ne metto altrettanto con l'autostrada, ma se faccio le strade statali ci metterò molto più tempo, dipende da tante cose. quello che intendo dire è che più breve è il tempo per arrivare a destinazione, meno possibilità ho di generare quel metabolismo del viaggio, quella masticazione del viaggio che accennavo poc'anzi. sono partito per potenza, un viaggio di lavoro, ma strano, anomalo, ho fatto, per una volta, solo il fattorino. lasciato a casa l'abito, la cravatta, i gemelli e la camicia, vestito di jeans e t-shirt con il mio bello zaino della eastpack mi sono mosso in treno alla volta del capoluogo lucano. sono partito dall'urbe alle 15,45 e sono arrivato a destinazione alle 8,30 di sera. il treno ha portato un'ora di ritardo, non mi sono smosso di una virgola, avrebbe potuto essere in ritardo di due o tre ore, ma non mi sarei assolutamente innervosito; dovreste vedermi quando l'aereo è in ritardo come divento nervoso, ma questa volta erano giorni che preparavo dentro di me questa trasferta, erano giorni che mi gustavo questo viaggio. normalmente quando mi muovo per lavoro evito il treno, troppo lento, questa volta l'ho cercato e l'ho preso. un viaggio lento, passato a sentire la musica, a leggere, a sognare, a guardare le persone, un viaggio vero, sentito dentro, il treno passa per le città, ti fa intravvedere i panorami, ti fa sentire le voci, ti fa godere del paesaggio che cambia. Il treno passa accanto al mare e te lo mostra più scuro del solito a causa dei vetri foumé. il treno si ferma e ti permette di guardare in faccia i tuoi compagni di viaggio, ragazze, uomini, vecchiette. il treno è anche pieno di gente strana, chissà se anche io divento strano in treno. tanti viaggiatori sembrano dei diseredati, altri lo sono davvero, molti cercano compagnia, altri la evitano. vedi persone che leggono, cosa rarissima, vedi vecchiette incazzate perchè non trovano il loro posto e se lo trovano è quello sbagliato, ma chissenefrega litigano lo stesso con il legittimo proprietario di quel posto, solo perchè sono stufe di cercare il loro posto. ho scoperto che il viaggio è una cosa seria, è una cosa umana, umanissima, il viaggio è l'uomo che si arricchisce, e d'altronde l'uomo nasce viaggiatore, scenziato, essere intelligente che vuole conoscere, ma il piacere del viaggio è che ti permette di conoscere te stesso prima di tutto ciò che ti circonda. si perchè ora, dopo questo viaggio, ora che sto tornando a casa, lentamnte, senza nessuna fretta di arrivare, ora che questo cinese del cazzo sopra di me sta sbattendo il suo borsello sul mio pc, ecco ora mi conosco di più, mi apprezzo di più e mi amo di più. questo viaggio lo dedico a claudio baglioni, si, lo dico, mi piace l'hip hop, lo sento a manetta a tutto volume, lo ballo, credo nella thug life, ma in questo viaggio è claudio baglioni che mi ha accompagnato, è incanto, il suo dal vivo tutto al pianoforte che ha fatto da colonna sonora di questo vero viaggio. così, il cinese si è finalmente spostato, "con tutto l'amore che posso" sta iniziando e io riprendo a leggere il mio libro, un libro su un viaggio "rotta ad oriente" un viaggio per mare, lento, lungo e pericoloso.

Signor Hood, rotta sud-sud est, scendo in coperta a prendere un caffè, il barometro scende e più tardi armeremo dei paterazzi di rinforzo.

martedì, settembre 12, 2006

mannaggetta!!!


allora, devo protestare con google perchè questo blogger del piffero non mi permette di controlinkare il blog di una amica. questa cosa è assolutamente disdicevole e non posso che scrivere qui, seduta stante il link a tale blog: http://mannaggetta.spaces.live.com/

la foto del trio l'ha scattata lei, l'impareggiabile, l'inestinguibile, la pervicace, coriacea, lei, la regina della notte e del giorno, lei la sola, lei l'ineguagliabile, lei la imperdibile, lei, sempre e solo lei:

ELIDE, SUGAR, P****** (sotto)


le iene

due parole a chi legge, in questo mese di settembre dell'anno del signore 2006 si inizierà con la preparazione delle MIE iene. il mio spettacolo, con i miei attori. le iene, di quentin tarantino come le vedo io saranno più cattive, più spietate, più ciniche. non ci sarà nessuna pietà.
vi aspetto a teatro e nel frattempo, se mi girano i coglioni vi scrivo qualcosa anche qua a proposito della preparazione, ma se i quel giorno mi rode il culo non scrivo proprio nulla.
sono alla ricerca di attori, non per questo pezzo, ma per altri che sono in cantiere. se avete voglia di recitare ed abitate a roma nord scrivetemi: lu.zdogg@gmail.com

the white night

ok, I'm not english, but I promise to a my friend to write down my story about the roman white night in english to allow her reading it.
so, a little introduction is a must. my brother told me that many strange things are going to be done during that night, he told me about some giraffes walking around the city eating the leafes of the trees, can you imagine giraffes in rome? eating dirty leafes covered by the so called fine powders? can you imagine the damages that the municipality would have to pay for the death of a giraf? ok. the girafes was PAPER giraffes, and some guys drove them to do many strange things, someone was singing, another one was shoting with a gun and the giraffes was eating nothing.
ok my white night wasn't a real white night. I met some friends, we went to restaurant and than we join some other friends to stay together, nothing else, I haven't enjoyed any show, but was an amazing night. at the end of the night, sunday morning I woke up in anagnina street, in front of ericsson, in my parents car, I went down the car and statching my ass I looked like an alien at the eyes of people standing there watching that scene.
Hip Hop man, hip hop!

sabato, settembre 02, 2006

vibrazioni

e solo la voce vibra un pianto
di disperata follia che urla
a dispetto della pace della notte
il dolore di un uomo solo.