martedì, ottobre 03, 2006

...serata di paese...


il paese quella sera era strano, una strana atmosfera sembrava calata sulle antiche mura del palazzo e della piazzetta principale, pochi passanti a piedi, molte macchine che entravano dentro il centro storico, due cani che riposavano nella cavea della piazza grande; le luci fioche dei lampioni sembravano essere ancora più fioche, solo al bar in fondo al corso c'era qualcuno intento a bere una birra, chiacchierare, magari rimorchiare qualche donna.
erano in tre, due uomini ed una donna, si avvicinarono con
aria strana verso la piazza principale, i modi erano circospetti, l'aspetto curato, giovani, uno aveva un berretto rosso in testa, vestito alla moda dei rapper americani, un'altro, faccia da bravo ragazzo, barba lunga, come usa tra gli studenti; lei, lunghi capelli castani sulle spalle, silenziosa, si prestava a chiacchierare con i due, evidentemente membri di una qualche banda di ragazzi della zona. rimasero li ad osservare il viavai delle auto entrare nell'antica porta del paese, accanto all'entrata, per una volta deserta, di uno dei più frequentati pub della zona, aspettavano. ben presto un terzo elemento si aggiunse al gruppo, un uomo scuro, vestito di nero, capelli neri ricci, qualche pelo a simulare una barba, evidentemente il killer; il capo, il ragioniere, il killer e l'aguzzina, era evidente ormai a tutti che quei giovani non erano li per caso, i pochi passanti li guardavano preoccupati e l'atteggiamento del sindaco, incontrato fortuitamente, l'atteggiamento particolarmente affettato, quasi servile del sindaco verso quei giovani delinquenti, confermò la tesi che quella banda aveva il controllo della città. non passò molto tempo che si aggiunse un'altro elemento, forsen il più pericoloso, alto, magro, occhi chiari, biondastro, uno psicopatico. il sadico, il torturatore. la banda sembrava al completo, qualche sorriso, qualche battuta, molto silenzio. aspettavano qualcuno, qualcosa, forse uno scambio di droga, di armi, forse un'esecuzione sommaria, l'ennesima, l'aria si faceva sempre più densa di umidità, la fontana continuava a sputare acqua rendendo quel rumore scrosciante quasi insopportabile alle orecchie dei pochi presenti, il bar, accanto al luogo di incontro chiuse le saracinesche, la paura si stava diffondendo pericolosa per il paese. cosa facevano quei pericolosi criminali al centro del paese, così a viso aperto, con le mani pronte a scivolare dietro la schiena ad impugnare le armi, si perchè i cinque erano evidentemente armati, tutti tranne l'aguzzina, il killer presumibilmente si serviva di una beretta calibro 9 parabellum, il sadico aveva certamente tre o quattro coltelli nascosti per il corpo, il ragioniere una smith and wesson portatile, di quelle piccole e letali, il capo forse una 44 magnum. l'attesa si faceva pesante, ed ecco comparire l'elemento mancante, l'ultimo, una donna dai capelli neri, vestita con una camicia colorata, passo lungo, deciso, sguardo fisso sul gruppo si avvicinò al resto della banda per prendere il suo posto. i suoi occhi scuri lanciavno coltelli, nella borsa due chili di esplosivo al plastico. lei era l'artificere. nella sua memoria ancora le esplosioni di due banche, l'omicidio di tutti i membri di una banda rivale in un solo colpo, potere del Semtex. ora erano al completo. aspettavano.
la temperatura si abbassava e gli sguardi tra i sei si facevano sempre più intensi, il nero guardò quello con il berretto rosso e ruppe il silenzio che ormai si faceva pensante come piombo:
- andiamo?
e quello col berretto rosso:
- andiamo...

come fecero i primi passi lo scuro ricevette una chiamata, due parole, nel silenzio, due parole che squarciarono il silenzio della tranquilla sera di paese:
- stiamo andando...

il gruppo proseguì con passo lento verso il bar, l'unico bar con delle persone fuori, gli sguardi truci, crudeli, carichi di rabbia, le finestre, quelle poche ancora aperte a quell'ora di notte, si chiudevano al loro passaggio, il padrone del bar, alla vista di quella pericolosa gang uscì fuori, guardò i sei e poi rientrò di corsa forse a prendere il cannemozze, sapendo che contro di loro sarebbe stato perfettamente inutile, ma i sei continuarono, non era il bar l'oggetto del raid di quella sera, era una tranquilla birreria, frequantata da attoruncoli di teatro che per chissà quale arcana ragione, forse, avevano commesso qualche sgarbo. il gruppo arrivò in cima alla scala che li avrebbe condotti dentro, lo smilzo si fece scivolare nella manica della felpa, un affilatissimo coltello, "quello con cui ho affettato quel bastardo del rosso" diceva sempre, il suo coltello preferito. il nero fece il primo scalino ed i pochi presenti rimasero allibiti, silenziosi, spaventati. si poteva sentire l'odore della paura, erano arrivati, cosa volevano, chi cercavano, avrebbero chiesto soldi, ucciso qualcuno, stuprato qualche donna o ragazza li presente? era puro terrore quello che serpeggiava negli occhi degli avventori. i sei entrarono ed andarono dalla proprietaria e il tipo col berretto rosso:
- hai uomini e donne per me?
- forse...
- forse non è una risposta, hai uomini e donne per me?
- non so dirtelo ora, devo chiedere...

la proprietaria disse l'ultima battuta sapendo che le sarebbe potuto costare cara, e così fu.
un gesto, solo un gesto decise della vita o della morte di uno degli avventori, il coltello scivolò dalla manica veloce, in un gesto quasi naturale per andarsi a conficcare sul legno a pochi millimetri dall'occhio di uno dei presenti, così il tipo col berretto, che non aveva distolto per un attimo gli occhi da quelli, chini, della proprietaria ripetè:
- hai uomini o donne per me?
- ti pago, amico ti pago, ma non posso darti uomini
- mi paghi, ti sembro una mignotta io?
- no...
- e allora perchè ci tieni tanto a pagare per fottermi?
- non posso darti nessuno dei miei, non ora, non ora, non ce la faccio... devo chiedere...
- bene, hai tre giorni di tempo, poi di te e del tuo gruppo ne rimarrà solo un pallido ricordo...

a queste parole gli occhi dell'aguzzina si tinsero di un colore più intenso, il nero fece un ghigno soddisfatto, il sadico andò a prendere il suo coltello, guardò il suo bersaglio, mancato di proposito e sibilò:
- non esisterà una prossima volta così...

l'atmosfera era tesa, il nero guardò gli altri ed incassata l'approvazione si sedette ad un tavolo:
- portaci da bere troia!

fu servito da bere mentre il ragioniere lentamente tornava dal bancone dove aveva incassato il dovuto tributo.
I sei bevvero, silenziosi, fumarono e bevvero, poche parole, ben misurate, molti sguardi carichi di significati. rimaserò li a terrorizzare gli avventori per andarsene dopo una mezzora e come finirono di fare le scale la musica nel locale riprese a suonare.