Queste sono due parole per me, solo per me, se vuoi puoi leggerle, è come se parlassi ad alta voce, quindi prova ad ascoltarmi.
sabato, settembre 16, 2006
viaggiare lentamente
per il lavoro che faccio mi trovo spesso a spostarmi in altre città, quando mi capita, quindi almeno una volta a settimana uso spostarmi in aereo, un po' per velocità, un po' non lo nascondo perchè sto raccogliendo miglia utili ad ottenere biglietti premio, tante tante miglia e così mi sposto volando. adoro l'aereo, mi piace la sensazione orgasmatica del decollo, mi piace dormire nell'aria rarefatta dei 30.000 piedi, mi piace essere servito e riverito, mi piace insomma, poi andando avanti con la mia raccolta punti di lusso ho ottenuto anche non pochi benefici, come quello di poter aspettare nelle sale vip. le sale vip dell'Alitalia sono molto ben curate, molto comode ed offrono innumerevoli servizi e spiegazioni di come il vettore aereo nazionale butti i suoi soldi. Tutto è gratuito, dal succo di frutta al caffè, dalla connessione ad internet ai dolcetti, insomma è un mondo tutto gratis che potrebbe essere pagato, almeno a coprirne i costi, ma questa è un'altra storia. e così mi muovo tanto, vedo molti posti, molte facce, molti ristoranti ed un numero incredibile di alberghi. gli eventi che accomunano tutti i miei spostamenti ovunque io debba andare, sono vari, si corre in macchina per arrivare in aereoporto, si corre al check in, magari anticipato via telefono (c.d. telecheck in) così da arrivare ancora più tardi all'aereoporto e una volta fatto il check in non si vede l'ora di partire, di muoversi verso la meta dello spostamento. una volta giunti si corre a prendere una macchina a noleggio o un taxi e poi si corre all'appuntamento di turno o all'hotel prefissato. La sera si mangia velocemente, salvo poche eccezioni, a volte se sono solo e non mi va di intristirmi in un ristorante me ne vado da Mc Donald's e poi via a nanna. Se poi la trasferta è di un giorno solo, le corse sono ancora più veloci, le parole sono misurate per paura di farsi incastrare dal volenteroso di turno e così via. si insomma, gli spostamenti per lavoro sono inevitabilmente caratterizzati dalla fretta, dalla voglia di partire prima di raggiungere la destinazione e dalla voglia di tornare quando si è la. mi chiedo se posso definire questo tipo di spostamenti con la nobile parola di viaggio. il viaggio è qualcosa che prima di tutto inizia dentro di se, è una cosa estremamente intima il viaggio, già la parola è masticata, è dentro la bocca, a ripetere la parola viaggio si mangia qualcosa, la si mastica come per prepararsi a mandarla giù, è così interno il viaggio che rimane dentro il nostro stomaco, la nostra pancia, i nostri polmoni per tutti il tempo necessario. E così raramente io viaggio, anzi posso dire che non mi capita quasi mai; anche perchè la fretta che caratterizza gli spostamenti d'affari spesso va a contagiare anche quegli spostamenti che si fanno per piacere. quando si parte per le vacanze magari si corre in macchina per arrivare a destinazione, poi si ha la fretta di fermarsi e c'è chi si stressa per il ritorno già qualche giorno prima di dover ripartire. questa estate, come è ormai noto, sono andato in spagna e se non fosse stato per gli scioperi di iberia mi sarei trovato a non viaggiare per raggiungere la destinazione predestinata. infatti quando siamo arrivati all'aereoporto abbiamo scoperto che l'aereo era cancellato a causa di uno sciopero all'aereoporto di barcellona che stava bloccando ogni comunicazioni verso la città catalana, la compagnia è stata quindi costretta a spedirci in spagna via nave, un viaggio di ventiquarttro ore sul mare, ecco si che la nostra vacanza si è tinta di viaggio, un viaggio vero, un viaggio in cui arrivare a destinazione non è questione di ore ma di un giorno. si perchè l'elemento fondamentale del viaggio è proprio il tempo necessario ad arrivare a destinazione. se parto da roma con l'aereo per, non so, milano, in un'ora sono a linate, se decido di andare con il treno ci metto otto ore, se vado in macchina ce ne metto altrettanto con l'autostrada, ma se faccio le strade statali ci metterò molto più tempo, dipende da tante cose. quello che intendo dire è che più breve è il tempo per arrivare a destinazione, meno possibilità ho di generare quel metabolismo del viaggio, quella masticazione del viaggio che accennavo poc'anzi. sono partito per potenza, un viaggio di lavoro, ma strano, anomalo, ho fatto, per una volta, solo il fattorino. lasciato a casa l'abito, la cravatta, i gemelli e la camicia, vestito di jeans e t-shirt con il mio bello zaino della eastpack mi sono mosso in treno alla volta del capoluogo lucano. sono partito dall'urbe alle 15,45 e sono arrivato a destinazione alle 8,30 di sera. il treno ha portato un'ora di ritardo, non mi sono smosso di una virgola, avrebbe potuto essere in ritardo di due o tre ore, ma non mi sarei assolutamente innervosito; dovreste vedermi quando l'aereo è in ritardo come divento nervoso, ma questa volta erano giorni che preparavo dentro di me questa trasferta, erano giorni che mi gustavo questo viaggio. normalmente quando mi muovo per lavoro evito il treno, troppo lento, questa volta l'ho cercato e l'ho preso. un viaggio lento, passato a sentire la musica, a leggere, a sognare, a guardare le persone, un viaggio vero, sentito dentro, il treno passa per le città, ti fa intravvedere i panorami, ti fa sentire le voci, ti fa godere del paesaggio che cambia. Il treno passa accanto al mare e te lo mostra più scuro del solito a causa dei vetri foumé. il treno si ferma e ti permette di guardare in faccia i tuoi compagni di viaggio, ragazze, uomini, vecchiette. il treno è anche pieno di gente strana, chissà se anche io divento strano in treno. tanti viaggiatori sembrano dei diseredati, altri lo sono davvero, molti cercano compagnia, altri la evitano. vedi persone che leggono, cosa rarissima, vedi vecchiette incazzate perchè non trovano il loro posto e se lo trovano è quello sbagliato, ma chissenefrega litigano lo stesso con il legittimo proprietario di quel posto, solo perchè sono stufe di cercare il loro posto. ho scoperto che il viaggio è una cosa seria, è una cosa umana, umanissima, il viaggio è l'uomo che si arricchisce, e d'altronde l'uomo nasce viaggiatore, scenziato, essere intelligente che vuole conoscere, ma il piacere del viaggio è che ti permette di conoscere te stesso prima di tutto ciò che ti circonda. si perchè ora, dopo questo viaggio, ora che sto tornando a casa, lentamnte, senza nessuna fretta di arrivare, ora che questo cinese del cazzo sopra di me sta sbattendo il suo borsello sul mio pc, ecco ora mi conosco di più, mi apprezzo di più e mi amo di più. questo viaggio lo dedico a claudio baglioni, si, lo dico, mi piace l'hip hop, lo sento a manetta a tutto volume, lo ballo, credo nella thug life, ma in questo viaggio è claudio baglioni che mi ha accompagnato, è incanto, il suo dal vivo tutto al pianoforte che ha fatto da colonna sonora di questo vero viaggio. così, il cinese si è finalmente spostato, "con tutto l'amore che posso" sta iniziando e io riprendo a leggere il mio libro, un libro su un viaggio "rotta ad oriente" un viaggio per mare, lento, lungo e pericoloso.
Signor Hood, rotta sud-sud est, scendo in coperta a prendere un caffè, il barometro scende e più tardi armeremo dei paterazzi di rinforzo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
2 commenti:
Viaggiare lentamente è un lusso che ormai quasi nessuno può più permettersi...spesso non riusciamo neanche più a vedere quello che ci circonda per quanto andiamo veloci e ci dimentichiamo che quello che ci circonda è la cosa più bella che potremmo avere. Quello che hai scritto è una bella e triste fotografia di come siamo e di come dovremmo essere se avessimo davvero la capacità di innamorarci di tutto ciò che ci circonda.
...questo sol m'arde e questo m'innamora...
(michelangelo buonarroti)
Posta un commento