Queste sono due parole per me, solo per me, se vuoi puoi leggerle, è come se parlassi ad alta voce, quindi prova ad ascoltarmi.
domenica, novembre 12, 2006
sul dovere e la libertà
Quale principio da diritto alla società civile di darci dei doveri che esulino dai meri doveri legali? perchè a parte la condanna di ogni crimine e delitto, di ogni limitazione della libertà personale, la società da ad ognuno di noi un ruolo con un preciso dovere da eseguire? e soprattutto, perchè accettiamo incondizionatamente questo ruolo ed i doveri che ne conseguono senza reagire? perchè se sono un uomo devo pensarla in una maniera mentre se sono donna devo pensarla in manera diversa? perchè non posso usufruire del mio tempo a mio piacimento mentre sono costretto nel dovere di fare qualcosa? perchè anche durante il mio tempo libero, quando i miei doveri verso la società sono stati assolti ho bisogno di trovarmi altri doveri trascurando il piacere di rimanere senza far nulla o a bighellonare in giro?
In questa limitatissima analisi della dicotomia tra dovere e libertà vorrei iniziare proprio dal pensiero di un filosofo che da sempre mi affascina: Hegel.
Secondo Hegel, l'eticità si presenta come sintesi di diritto e moralità: infatti se il diritto è esteriorità e la moralità è interiorità, l'eticità riassume in sé entrambi questi valori, in quanto il soggetto non segue più dei valori interiori, bensì dei valori interiorizzati. L'eticità, dunque, concilia il diritto e la moralità, supera la spaccatura tra l'interiorità propria della morale e l'esteriorità del diritto, in quanto il bene non è più un ideale, un dover essere, ma trova un contenuto concreto nei compiti etici che attendono ciascun individuo e che sono determinati dal proprio ruolo familiare, sociale e politico. D'altra parte il singolo non avverte il dovere (i.e. la legge) come un qualcosa di estraneo, un obbligo imposto dall'esterno, bensì come partecipazione intima e consapevole di quella condizione in cui ciascuno è posto.
In parole povere l'individuo assorbe i doveri che gli vengono assegani dal ruolo che egli ricopre nella società civile, ma cosa succede quando il ruolo ricoperto non è solo un ruolo sociale ma è anche un ruolo morale per dirla con il pensiero del filosofo?
Il padre di famiglia ha si un ruolo sociale, ma fondamentalmente ricopre un ruolo morale la cui importanze intrinseca è ben maggiore della sua importanza civile, giuridica, sociale. Assumendo il ruolo di padre di famiglia un uomo ne assume tutti i doveri.
Nella vita di un individuo vedo tre sfere: la sfera umana strictu sensu ed è quella che attiene al rispetto del prossimo e nel rispetto del prossimo è bene considerare anche quei "comandamenti" che ci impediscono di uccidere, rubare, calunniare, tradire; all'interno della suddetta sfera umana vi metterei la sfera civile/sociale dentro la quale rientrano i doveri dati dal nostro ruolo ufficiale all'interno della società, il postino ha delle consegne da rispettare, il medico deve curare le persone, il venditore deve vendere; terza sfera, più piccola perchè compressa, ma di immensa importanza e di grandissima potenza è la sfera personale. Questa sfera è potentissima perchè un uomo che trascura questa sfera è destinato volente o nolente all'autodistruzione. A volte questa sfera è talmente compressa da essere assorbita da quella civile ed è il caso di quanto scritto dall'eminente filosofo secondo il quale per forza di cose la sfera del diritto e la sfera della moralità insieme conducono alla sfera dell'eticità all'interno della quale l'uomo agisce in forza di un ruolo dato nella società senza preoccuparsi troppo di ciò che fa perchè è la società stessa che ti induce ad agire. E' semplicistico, è vero, tuttavia è reale. Direi che il pensiero del filosofo tedesco determini perfettamente l'immagine dell'uomo moderno schiacciato tra il dovere del proprio ruolo nella società ed il dovere del proprio ruolo in casa propria.
Ma io dove finisco, dov'è che la mia piccola sfera personale riprende vigore?
Ritengo che l'unico luogo in cui la mia sfera personale riprende vigore ridando altresì legittimità alle altre due sfere sia nella fuga.
La fuga può essere considerata come un atto di vigliaccheria, una debolezza dell'uomo ed è pur vero, ma possiamo davvero condannare il soldato che non si immola per la Patria pur di salvare la pelle? E' davvero un eroe o una vittima chi muore perchè DEVE morire? Bella domanda, se contiuassi così andrei contro i tanti uomini che ammiro e che hanno costellato la storia umana. Tuttavia se guardando un film vedo un soldato che fugge spaventato e spinto dalla storia del film lo condanno come vigliacco, dall'altra mi viene da pensare che forse è il più furbo di tutti!
La fuga non è un atto di vigliaccheria, è il vero atto di coraggio e la fuga non è sempre fisica (i.e. andare via da un posto per non compiere il proprio dovere), ma spesso e volentieri è morale, è un sorriso regalato a qualcuno in quei luoghi in cui non sorride nessuno, è una strizzata d'occhio ad un collega, è la maglietta rossa con scritto "sand beach" sotto la camicia e la cravatta, la fuga è un piccolo gesto. Ma è anche grande, è grande nella nostra voglia di imporre la nostra personalità, la nostra libertà personale.
E che dire della fuga "fisica"?
Ritengo che la possibilità di fuggire renda giustizia al dovere rendendolo una scelta. Se fuggo e poi ritorno a fare ciò che devo non ritorno perchè DEVO, ma ritorno perchè VOGLIO, si perchè avrei potuto rimanere li dov'ero invece ho scelto volontariamente di tornare al dovere rendendolo così veramente nobile e forte.
Torniamo alle tre sfere, per riassumere posso dire che solo fuggendo riusciamo ad espandere la nostra sfera personale verso la sfera civile magari inglobandola perchè la rendiamo una scelta. Scelgo di educare i miei figli, non devo educarli, è una mia volontaria scelta, è una scelta che ho fatto quando ho deciso di metterli al mondo. Ma ho deciso io di metterli al mondo, non li ho messi al mondo perchè DOVEVO metterli al mondo.
Chiudo citando ancora Hegel secondo il quale l'amore è superiore al dovere perché "nell'amore viene meno ogni pensiero di dovere".
Signor Hood, 5° a nord, guardi che mare, si prepara una tempesta
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