martedì, maggio 08, 2007

una volta arancione

viaggiare è l'unica cosa che un essere umano può fare per crescere nella propria anima, il viaggio è l'occasione che tutti gli uomini sin dall'antichità hanno colto per diventare più saggi, più colti, per essere uomini più giusti.
ma viaggiare è anche un'occasione per assaggiare nuovi sapori, inebriarsi con nuovi odori, viaggiare è l'occasione giusta che abbiamo per conoscere nuove persone, sentire il suono di nuove lingue, innamorarsi di altre culture.
non tutti capiscono il piacere di un viaggio, megastrutture alberghiere in stile esotico ci accolgono per vivere meglio in località amene ci danno l'impressione di aver viaggiato, mentre ci siamo solo spostati, gite organizzate per vedere nuove spiagge ci fanno sembrare così lontani, fino al fischio della guida che deve portarci indietro, ombrelletti alzati ci impediscono di perderci nelle città, magliette uguali ci accomunano formandoci uno spirito di corpo a cui appartenere, berretti da baseball con la medesima scritta ci irregimentano e ci fanno sentire uguali.
uguali ma diversi dagli altri che vivono in quel luogo, riconoscibili come turisti, viaggiatori della domenica, l'indigeno sorride beffardo al berretto uguale, ma tanto prima o poi lo indosserà anche lui, io lo guardo con indulgenza e compassione nella speranza che prima o poi anche per la testa rivestita dal berretto uguale venga il momento di sentirsi libero.
provare a dire buongiorno nella lingua del paese che ci ospita, tentare di ordinare al ristorante o di chiedere un'indicazione a rischio di sembrare ridicoli, ci fa sentire più a casa, non alieni, ma ospiti giusti e rispettosi, non idioti, ma simpatici viaggiatori curiosi.
uso l'inglese solo quando voglio risultare antipatico oppure quando sono in un paese, come l'olanda per esempio, dove l'inglese è universalmente riconosciuto come lingua e nessuno pretende che impari l'olandese, uso l'inglese solo dove non riesco proprio a capire neanche dove inizia l'alfabeto, e questo non mi è ancora capitato.
la libertà del viaggio è proprio nel modo in cui questa si forma nella nostra testa, uscendo dai ricchi alberghi, smettendo di bagnarci in piscina a pochi metri dal mare, iniziando a guardare i visi dei nostri ospiti, sentirne gli odori, farsi affascinare dai colori e dai suoni, dalla musica, dal ballo.
voglio viaggiare seguendo questo "manifesto personale del lu.z dogg viaggiatore" senza farmi distrarre dai lustrini allegri della rispettabilissima famiglia hilton, ma magari facendomi ospitare da una sconosciuta, ma per questo non meno rispettabile, famiglia del tipo che ho conosciuto al porticciolo su un grande fiume immerso nel verde.
arancione.

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