mercoledì, dicembre 27, 2006

viaggio verso il nuovo anno

Come un artigliere sono pronto a dar fuoco alla miccia della fine del 2006, lo scovolino ha pulito la canna, l'innesco preparato con dovizia, la palla ripulita.
Il cannone che segnerà la fine di quest'anno sparerà un colpo così forte da far tremare le mura delle città, da far diventare i capelli bianchi ai giovani, da far morire i vecchi.
E io vado a dar fuoco a questa miccia a combustione lenta, la più precisa, la migliore, proprio in un'isola.
E andrò nell'isola viaggiando così lentamente da far invidia a qualunque tartaruga.
Una nave mi aspetta al porto di Napoli per salpare alla volta di Milazzo, il comandante, persona fidata, mi ha chiesto la cortesia di potersi fermare nelle isole eolie, e io non ho nulla in contrario a dare un'occhiata dal ponte a quei luoghi. Il treno mi condurrà a Napoli in tempo per poter salpare, il comandante della nave si è raccomandato di non tardare, non vuole perdere neanche un minuto, si sa che i pirati infestano le acque a sud della penisola e non vuole fare brutti incontri.
Con me porterò la mia musica, i miei libri e la mia anima stanca, ho una cabina che mi è stata assegnata direttamente dal comandante a confermare la sua amicizia.
Alla mezzanotte del 29 dicembre di questo 2006 sarò sul ponte della nave, ormai lontana dal continente, sarò sul ponte a permettere al vento di trapassare il mio corpo, a ripulire la mia anima e le mie membra dalla sporcizia, il vento mi sporcherà di salsedine, ma mi lascerà pulito. Alla mezzanotte del 29 dicembre di quest'anno dal mare troverò giovamento ed arriverò in Sicilia migliore di come sono partito.
Una giornata di viaggio mi consentirà di lasciare indietro le cose che non mi servono per iniziare il nuovo anno, lascerà indietro le liti, le lacrime, la solitudine, la delusione.
E finalmente arriverò in Sicilia nuovo. Ma non del tutto, sarà in quell'isola, alla mezzanotte del 30 dicembre, che toccherò la terra, ne metterò un poco in un contenitore, toccherò un fico d'india e un ulivo, sfiorerò le radici di una pianta e raccoglierò una foglia. Sarà quello un nuovo incantesimo che dedicherò a lei.
Alla mezzanotte del 31, una volta esauriti gli auguri a parenti ed amici che vorranno telefonarmi, io non chiamerò nessuno, andrò nuovamente in giardino dove tutti gli spiriti si saranno riuniti e chiamerò a me il duemilasette e chiederò ai nuovi spiriti di donarmi quello che ritengo mi spetti.
E quando finalmente tutti questi incantesimi si saranno compiuti, sorgerà il primo giorno del nuovo anno, iniziato in maniera diversa, lontana dalle mie radici familiari, ma con nuove radici personali e fiducioso, alla mezzanotte del primo dell'anno, verserò una mia lacrima sul terreno per far nascere un nuovo germoglio che in primavera diventerà fiore. Non sarà una lacrima triste, ma una lacrima d'amore, una lacrima pregna di felicità e bellezza, sarà la prima lacrima del nuovo anno e anche l'ultima.

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